«Lo “scandaloso” magistero di un’estrema Passione». Omelia del padre abate Bernardo per la Domenica delle Palme
28 marzo 2021 Domenica delle Palme (B)
Omelia:
“Tutti rimarrete scandalizzati poiché sta scritto: percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”
Fratelli e sorelle il grande insegnamento della Passione come abbiamo pregato, invocato, all’inizio di questa celebrazione, sarà davvero trattenere nel cuore tutto quello che noi abbiamo ascoltato, sino ad adesso e a farlo riconoscendo in tutta la sua oggettività sconcertante lo scandalo che Cristo Gesù, il Signore, scaraventa davanti alle nostre presunzioni, alla nostra intelligenza, davanti alle nostre aspettative.
C’è in realtà un’eccezione, fra tutti coloro che restano effettivamente scandalizzati, un’eccezione che merita di essere sottolineata, c’è una sola persona che misteriosamente riconosce che quest’uomo percosso, sputato, vilipeso, appeso, tradito, ferito, è veramente il Figlio di Dio.
Ci deve interrogare questo sguardo che non solo non si scandalizza, ma riesce a cogliere in pienezza il paradosso di un amore che afferma la sua forza lasciandosi oltraggiare, rovesciando le aspettative di coloro che chiedono al Signore di scendere dalla croce per salvarsi e così credergli.
Il Signore scandalizza questa aspettativa, scandalizza il nostro modo di pensare Dio e di pensare la sua onnipotenza, scandalizza le nostre presunzioni di presenzialismo, di banale ottimismo, scandalizza le nostre certezze, fratelli e sorelle, è questo il grande magistero di questa misteriosa Passione, ne dobbiamo veramente fare tesoro e forse non ci sorprende che ad accorgersene non sia nessuno dei discepoli del Signore Gesù, non sorprende che il sommo sacerdote non si sia accorto chi fosse veramente il Signore Gesù, il suo interrogatorio è capzioso, è malizioso, serve a ottenere la prova con la quale rimuovere dall’orizzonte di una cieca e di una sorda sacralità, questo scandalo di cui si accorge solo e soltanto un centurione, fino a quel momento costretto ad idolatrare, come lo sarà costretto il nostro Miniato, un imperatore in carne ed ossa, come se questi fosse il vero signore della storia e del cosmo.
Di fronte a questa idolatria, cui è costretto per il suo servizio militare il centurione, egli coglie misteriosamente che quella regalità, quella signoria del Signore Gesù è credibile come esperienza del divino proprio perché spoglia sé stesso, dona sé stesso, consuma sé stesso, riconoscendo così la vera efficacia, il vero principio dell’amore.
Noi ci domandiamo fratelli e sorelle, lo facciamo senza presunzione, senza disprezzo, come possa l’uomo e la donna di ogni tempo, dopo questa pagina di Passione per la nostra condizione umana, possa continuare a vivere non schiudendo il proprio cuore a tanto amore?
Ce lo domandiamo veramente! Cosa deve aspettare l’uomo di più per sentirsi e scoprirsi amato, ancor più radicalmente di quello che abbiamo letto oggi? Quale prova? Quale indizio? Quale conferma?
Questo interrogativo ci assale, ci inquieta, ci turba, vuol dire fratelli e sorelle che abbiamo mancato, noi, tu, a quello che ci chiede il Profeta Isaia, domandare ogni giorno una lingua, una parola adeguata per cantare cosa possa aver significato nella nostra personale esistenza l’essere stati amati così radicalmente da un Dio che spoglia sé stesso per rivestire integralmente la nostra condizione umana e con essa andare incontro ad altrettanta condizione umana che anziché accoglierlo, lo tradisce e lo respinge.
Di cosa noi abbiamo ancora bisogno fratelli e sorelle, per sentirci chiamati all’esperienza che riconsegna la nostra vita a sé stessa aprendola al mistero di Dio?
Questa Pasqua arriva molto presto, fratelli e sorelle, ci trova, almeno personalmente, molto impreparati, è uno degli esiti di questa obbedienza della liturgia ai ritmi della natura, ai ritmi della primavera, sapete benissimo da cosa è determinata Pasqua, ieri splendeva sulla nostra facciata, provvidenzialmente fatta oscura per iniziative ecologiche, questa luna, questo sole notturno, questo paradosso di un chiarore che, nella notte di primavera, segnala una primavera non menzognera, fallace, compromettente come la primavera dei cicli stagionali che inevitabilmente ruotano su sé stessi, ma una primavera promettente perché feconda di una vita che non finirà mai.
Questa è la consapevolezza fratelli e sorelle, ma d’altra parte in questi tempi così difficili ci è stato difficile accogliere fino in fondo il grande messaggio del Natale, accogliere il Signore Gesù, e noi ci ritroviamo invece tra coloro che l’hanno accolto, i discepoli, ma altrettanto rapidamente tradito dopo averlo accolto.
E allora chiediamo fratelli e sorelle, che questo magistero della Passione si radichi profondamente nelle viscere del nostro cuore, continui a scandalizzarci potentemente, continui a risparmiarci dalla tentazione di, come dire, addomesticare il mistero scomodo del Dio di Gesù Cristo, continui a procurare ferite attraverso le quali nel nostro cuore può entrare il riverbero della comunione trinitaria che si slabbra in tutto quello che abbiamo ascoltato, contemplato, taciuto, perché questa slabbratura divarichi le nostre presunte certezze, faccia passare un crinale di luce attraverso quella divaricazione di cui ci avverte potentemente il Signore Gesù, senza alcun moralismo, come noi invece abitualmente siamo portati a credere:
-La carne è debole e lo Spirito è forte. Beati voi monaci che siete spiritualmente forti, noi siamo solo da compatire nella nostra carnalità-
Non è questo fratelli e sorelle lo scandalo cui ci risveglia il Signore Gesù!
Siamo tutti noi frazionati, crettati, divisi e pronti, come non ha fatto quel centurione, a riconoscere nell’imperatore di turno il divino cui affidarci.
Oggi il grande insegnamento della Passione è discernere con lui, con questo centurione, quale amore, quale potenza, quale donazione, quale sconfitta siano autenticamente credibili per accedere a quella vita eterna, promessa e racchiusa nel nostro essere vivi e nel nostro provvidenziale -almeno si spera da oggi- essere sempre più gratuitamente amati dalla Passione che Dio ha per noi. Amen!
Trascrizione e fotografia di Grazia Collini