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Padre Bernardo commenta alcuni versi di Margherita Guidacci in cinque puntate di «Ascolta si fa sera» su Rai Radio 1: i testi e le registrazioni audio

Meditazioni

 

 

3 marzo 2021

Vorrei accompagnare i radioascoltatori nel sofferto paesaggio lirico di Margherita Guidacci, nata a Firenze nel 1921 e morta a Roma nel 1992, la cui mirabile poesia trasfigura la sua appartata e inquieta esperienza di vita e di fede. Con una lucida ed attualissima intonazione quaresimale così ella di se stessa ebbe a dire: “Avevo conosciuto prima lo sfiorire che il fiorire, avevo veduto prima come si muore che come si vive, e nella vita ero entrata per così dire a ritroso senza poter staccare lo sguardo dal termine che ci attende sulla terra, il disfacimento della carne.” Soccorrerà questa sua oscura e drammatica consapevolezza l’ispirazione poetica capace di stemperare l’ombra del cuore di Margherita in luminosi accenti che non a caso includono spesso immagini di libertà, di cielo, di ali, di volo e di infinito. Per questo le offriamo volentieri al vostro cuore in ascolto in questi giorni così angoscianti per il mondo intero. Se infatti il Vangelo obbliga ad uno sguardo attento all’oggettiva concretezza della nostra fragile realtà, è pur vero che esso suscita e anima una speranza più forte di ogni rassegnato e sterile pessimismo:

Non obbedire  a chi ti dice di

rinunziare all’impossibile!

L’impossibile solo rende possibile la vita dell’uomo.

Tu fai bene a inseguire il vento con un secchio.

Da te, e da te soltanto, si lascerà catturare.

https://www.raiplayradio.it/audio/2021/02/ASCOLTA-SI-FA-SERA—Puntata-del-03032021-69a36b42-34f0-42b0-a185-099cd32856ec.html

 

10 marzo 2021

«Gli antichi agivano in nome di Dio o in nome dell’uomo. Ma ad informare le nostre azioni (oggi) c’è solo un principio meccanico che si contrappone ugualmente a Dio e all’uomo. Il nostro mondo è meccano-centrico. La macchina si è interposta tra noi e Dio. (Essa) è la nostra fede, è il totem della nostra era».

Così, nel lontano 1945, Margherita Guidacci proiettava uno sguardo lungimirante sul nostro tempo mostrandosi già perfettamente in grado di profetizzarne il grave declino propiziato da una tecnocrazia mortificante e presuntuosa.

Molti anni dopo, ricoverata in un clinica neurologica, la poetessa vivrà sulla sua pelle l’accanimento terapeutico di quel superbo tecnocentrismo antiumanistico le cui assurde pretese di igienizzare la sua magmatica personalità ispireranno in Margherita una vibrante protesta:

Tutti i vostri strumenti hanno nomi bizzarri

e difficili, ma io vedo chiaro

e so che in fondo sono solamente

metri e gessetti con cui misurate

e segnate – segnate e misurate

senza stancarvi.

Sfilate spilli di tra le labbra, come un sarto:

me li appuntate sull’anima

e dite: “Qui faremo un bell’orlo.

Dopo starai tanto meglio.”

Io non voglio che mi tagliate un pezzo d’anima!

Se ne ho troppa per entrare nel vostro mondo,

ebbene, non voglio entrarci.

Sono una poetessa:

una farfalla, un essere

delicato, con ali.

Se le strappate, mi torcerò sulla terra,

ma non per questo potrò diventare

una lieta e disciplinata formica

https://www.raiplayradio.it/audio/2021/03/ASCOLTA-SI-FA-SERA—Puntata-del-10032021-3f8b3eea-ebcb-44e2-9ca4-9801448e886a.html

 

17 marzo 2021

«Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede» Con queste lapidarie parole san Paolo traccia un bilancio all’estremo della propria esistenza. Egli ci lascia così intuire come nemmeno per lui, pur eletto dal Signore, il dono della fede sia stato vissuto come acquisizione definitiva, bensì come delicatissima grazia ogni giorno da affidare a Dio con perenne gratitudine. I nostri anni possono infatti condurci attraverso sentieri oscuri ed intricati: potrebbe accadere che s’attenui la fede, si contragga la speranza, addirittura si perdano entrambe per l’altissima prova che è la vita. Margherita Guidacci pare rivolgersi al cuore inquieto del nostro tempo, perché, se incapace di credere e di sperare, non per questo smetta di infiammarsi d’amore in un profetico e consolante assaggio di quell’eterno futuro di luce che ci attende:

Hai perduto la fede e la speranza.

Proprio ora, nel tratto più difficile

e minaccioso, quando tutte le vie

s’aggomitolano in labirinti

e sempre più imperfetta è la conoscenza,

sempre più lacunosa la profezia,

sempre più nera la nube dell’enigma,

proprio ora hai perduto quelle fide compagne!

Ma la terza sorella, la più grande,

non t’abbandona, anzi ti stringe a sé

più fortemente. Arde di carità

il tuo cuore e nel vincolo di fuoco

adombrando la rosa, trasfigura in giardini

tutta la tua intricata solitudine.

Quasi tu avessi già passato il varco

oltre il quale, comunque, non possono seguirci

fede e speranza, non più necessarie,

la carità soltanto ti possiede,

per te sola accende la visione.

https://www.raiplayradio.it/audio/2021/03/ASCOLTA-SI-FA-SERA-c07b061b-20b6-4b28-820c-9332520b632b.html

 

24 marzo 2021

«Quando ero giovanetta, le Quaresime sembravano molto lunghe. In campagna c’erano delle funzioni: durante i riti liturgici, erano solo gli uomini a cantare, con voci profonde e un po’ rauche, che corrispondevano perfettamente alle loro fisionomie, segnate dalle fatiche della terra e alle loro mani brune e callose.

Così per Margherita Guidacci il tempo di quaresima nel ricordo che riporta lei e la nostra fantasia in un mondo rurale la cui essenzialità evoca quello scabro paesaggio che aveva circondato il Signore Gesù nei suoi giorni dispersi fra le dune del deserto dove lo sospinse lo Spirito Santo. Lì era per corroborare la sua figliolanza in ascolto della volontà del Padre: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» dirà nel Vangelo di Giovanni e in quel solitario apprendistato egli si sottopone ad un digiuno che addestra il suo cuore a respingere l’allettante scorciatoia proposta dalla diabolica seduzione. Quaresima sia anche per noi tempo di prova, anche noi come Gesù dovremmo imparare l’obbedienza dalle cose che patiamo. Un’obbedienza temprata dall’ascolto del silenzio, dalla fornace del dubbio, dal rischio di un desolante abbandono. Ne sono prova questi bellissimi versi della nostra Margherita:

Muoio di sete

e non incontro una fontana.

La tua terra è un deserto.

Il tuo cielo una lastra ardente.

 

Dimmi, è così perché mi ami

e ti nascondi per mettermi alla prova?

Creder questo sarebbe la salvezza

quando mi sembra che tu non ti curi

di me e neppure vi sia!

https://www.raiplayradio.it/audio/2021/03/ASCOLTA-SI-FA-SERA-6f3a3f74-a324-4264-8d7a-4a8b911c1bb8.html

 

31 marzo 2021

«La domenica di Pasqua stabilizzava la gioia: “Sì, il Signore è veramente risorto!”. Confermati nella fede, si riprendeva il corso ordinario dell’anno; ma con un senso di elevazione, come su un grande altipiano. Se il Signore della vita, dopo avere traversato la morte, regna vivo, come dice la Sequenza Pasquale, anche i fedeli che seguono le Sue orme, dalla croce alla luce, parteciperanno alla Sua stessa vittoria». Così, con vibrante speranza, Margherita Guidacci concludeva un giovanile ricordo della settimana santa trascorsa nella natia Toscana. Della sua regione la poetessa evoca «l’aria fresca e pura, il cielo, che non conosceva inquinamenti» e «che aveva quel tenerissimo azzurro che è, o era, proprio di certe zone della Toscana», quando «lungo le viottole crescevano i primi fiori spontanei, gli alberi mettevano le prime gemme e gli uccelli cantavano allegramente». Una limpidezza primaverile destinata a divenire un paesaggio letterario dove la poesia si fa auspicio di liberazione da ogni oscura prigionia e provvidenziale passaggio ad una incontenibile infinità di luminose traiettorie di cielo, quelle che stasera auguriamo a voi che ci ascoltate in questa Pasqua ormai imminente:

Il mio amore che nasce

in te, non finisce

in te. Sei la mia porta d’amore

attraverso cui passo

incontro all’universo, tendendo a tutto le braccia.

 

Sei la mia libertà, che oltre la diga spezzata

riversa le acque trionfanti –

ed apre tutte le gabbie, le vuota in un attimo,

empiendo il cielo di migliaia di uccelli

che non si lasceranno mai più imprigionare.

https://www.raiplayradio.it/audio/2021/03/ASCOLTA-SI-FA-SERA-e9322f11-7213-4e9b-9d63-38a11635a5cd.html

 

I versi qui citati sono tratti da Margherita Guidacci, Le poesie, a cura di Maura Del Serra, Firenze, Le Lettere, 1999

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