«L’inizio di un nuovo inizio». Omelia del padre abate Bernardo per la Natività di Santa Maria
8 settembre 2018 – Natività della Beata Vergine Maria
Basilica Santissima Annunziata
Omelia di Padre Bernardo
Carissimi fratelli, servi del servizio di Maria e del suo amore, della sua Fede e della beatitudine della sua speranza, carissimi confratelli, religiosi, sacerdoti, cari diaconi, cara autorità civile, cara città di Firenze qui rappresentata dalla presenza del suo glorioso gonfalone che salutiamo con coloro che ce lo hanno portato e lo custodiscono, cari fedeli tutti e tutte, davvero ad ascoltare la lunga genealogia che precede la venuta del nostro salvatore Gesù Cristo, sentiamo quello che abbiamo ascoltato dall’Apostolo Paolo, nella sua parola, “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” e sentiamo davvero un misterioso concorso fra cielo e terra che restituisca alla nostra vita la sua inviolabile dignità di scoprirsi desiderata e chiamata all’esistenza, non dal caso, tanto meno da una cieca fatalità estranea e insensibile al nostro cuore, ma da un autentico progetto di salvezza di cui, come abbiamo detto nella preghiera iniziale, l’inizio è rappresentato proprio dalla Natività e dalla Maternità che la Beata Vergine Maria accoglie, mediante lo Spirito Santo, del Signore Gesù.
E dunque la sua nascita, abbiamo pregato insieme fratelli e sorelle, ci invita ad una esperienza di pace e di unità perché il nostro cuore, il nostro sguardo, reso limpido dalla pace che viene dall’alto, possa meglio e più profondamente contemplare questo mistero di salvezza che in realtà raggiunge, attraverso una genealogia che riguarda anche la nostra nascita, anche la nostra vita, tutti i nostri giorni, tutti i nostri cuori, tutti i nostri pensieri, le nostre sofferenze, i nostri desideri, quella genealogia è a dirci davvero che credere in Gesù Cristo e nel suo Vangelo non è esperienza mitologica, ma autentica fiducia nel Dio che abita la storia e ha scelto di dimorare nella nostra stessa carne attraverso l’obbedienza e la Fede della Beata Vergine Maria.
E dunque sarà utile domandarci che cosa sia la Fede, e farlo alla luce di questa parola che potrebbe davvero oggi risuonare come esperienza al cuore di questa celebrazione perché, se la maternità della Beata Vergine Maria è l’inizio della salvezza e della nostra storia di salvezza in Gesù Cristo, la sua nascita che celebriamo oggi 8 settembre, potremmo veramente dire fratelli e sorelle, non è un banale gioco di parole, è l’inizio degli inizi.
Romano Guardini si domanda cosa voglia dire Fede e questo grandissimo teologo risponde:
“Essere convinti che a partire da Cristo, daalla Sua parola, dalla Sua immagine, dalla Sua vita, dalla forza della Sua morte salvifica e dalla Sua risurrezione, il mondo non è come sembra apparire; è anche questo, certo, ma è al contempo più di questo, non è sigillato in questo, ma attraverso la redenzione in esso è accaduto un nuovo inizio, da lì si sviluppa una seconda creazione. La Fede ha osato ed è certa che questo divenire della seconda creazione può realizzarsi in ogni uomo attraverso ogni parola, attraverso ogni avvenimento. Trasversalmente a tutto -prosegue Romano Guardini- il divenire dell’uomo nuovo, che si forma secondo l’immagine di Cristo, si compie verso la gloria dei figli di Dio. Il credente mette il suo essere vivente a disposizione di questo divenire, lo accoglie nella sua responsabilità”
Ecco queste bellissime parole, fratelli e sorelle, sono il modestissimo dono che condivido con ciascuno di voi nel riscoprire la centralità dell’esperienza della Fede come apertura del nostro cuore ad una lettura più profonda della realtà, che non si arrenda esclusivamente all’evidenza spesso contorta e contraddittoria della nostra realtà che quest’estate, per essere chiari, ha vissuto il suo momento altamente simbolico e realmente tragico nel crollo del ponte di Genova, dove abbiamo avvertito il fallimento reale di uno dei grandi miti che ci ha spinto nella responsabilità anche civile e sociale del nostro paese negli anni che ci precedono, e cioè il grande mito della rinascita economica del nostro paese, e sottolineiamo questo non per unirci al coro ovviamente di disillusi e di disperati, ma al contrario perché il nostro sguardo sia invitato, proprio a partire dai monconi di quel ponte, ad uno sguardo più profondo, a cogliere se davvero anche le nostre strade, i nostri percorsi, la nostra ricerca del mistero racchiuso nel cuore della nostra esistenza e quindi possiamo dire il mistero del volto di Dio, abbia come traiettoria strade così accidentate, così insidiose, dove così facilmente la serenità del cuore dell’estate possa trasformarsi in un sentiero interrotto.
Allora fratelli e sorelle, noi davvero sentiamo come abbiamo bisogno che lo Spirito Santo rinnovi, oserei dire radicalizzi la nostra Fede, perché anche in questo nostro giorno, qui e ora , forti dell’amore di Cristo che ci raggiunge mediante l’energia dello Spirito Santo, ci permetta un accogliere con responsabilità, come lo fu di Maria, la Sua parola, per vivere anche noi come Lei un nuovo inizio, propiziare una pagina nuova di una storia che certo lei, come dire, ha divaricato, diventando nel suo corpo crinale fra la penombra e la vera luce, ma questo crinale in realtà attraversa anche il nostro cuore, attraversa anche il nostro interpretare la storia, la vita, e corriamo anche noi il rischio di restare prigionieri di quel versante non ancora illuminato dal sole e di ritenere che nessuna aurora mai bagnerà di luce il nostro cuore e la nostra vita. Per questo vogliamo riscoprire questa dimensione originaria della Fede, che accogliendo, qui e ora, la parola con la stessa umiltà, disponibilità vorrei dire creatività della Beata Vergine, trascina quell’inizio degli inizi anche in questa nostra storia così logora e grinzosa.
Abbiamo in altre parole l’urgenza fratelli e sorelle di riscoprire con profondità la veracità di queste parole, ancora di Romano Guardini :”La vita sorge non solo nella prima ora, quasi una volta per sempre, così da andare poi avanti in una direzione lineare, ma -attenzione!- risorge continuamente dalla profondità, dal nascosto all’aperto; da ciò che ancora non c’è al reale”
Questo fratelli e sorelle significa finalmente assumere come criterio di lettura della realtà e della storia una dinamica pasquale, che noi celebriamo una volta all’anno, che noi riteniamo un evento sì, reale, ma in fondo alle nostre spalle, la cui energia non abita più la nostra realtà, tanto meno i nostri cuori e tanto meno è capace di scardinare l’immediatezza e vorrei dire la banalità del nostro approccio alla realtà, che si ferma, lo ripeto senza facile retorica, ai due monconi del ponte di Genova, simbolo della nostra fallace idolatria, delle nostre risorse tecnologiche, che sono importanti, benedette dal Signore, sia ben chiaro, ma non sufficienti ad assicurarci l’approdo alla vera meta, per questo l’inquietudine ci abita adesso a attraversare un ponte, non solo a un livello reale, ma vorrei dire simbolico e per noi credenti a un livello spirituale.
E allora davvero sentiamo l’urgenza di poter condividere con una rinnovata Fede questa dimensione con la quale siamo invitati davvero a riscoprire una potenzialità di risurrezione che abita ogni secondo della nostra storia, da quando l’aurora-nascita della Beata Vergine Maria, prima ancora la sua Immacolata Concezione hanno spezzato le tenebre di una notte che troppe volte riteniamo l’unico paesaggio del nostro quotidiano.
E ancora fratelli e sorelle per chiudere, desidero invitarvi a contemplare il simulacro, se vi è familiare, della Natività della Vergine Maria, noi monaci olivetani abbiamo una grande tradizione e devozione per questa festa e in ogni nostra chiesa mai manca l’immagine, generalmente in cera di una piccola bambina che tutti confondono per Gesù Bambino, ma che in realtà è proprio la Maria Vergine Nascente,
Dice Romano Guardini: “Questo è il mistero del bambino: profondità di inizio, pienezza di futuro, insieme dono e inizio della potenza di vita”.
Che questo sguardo di fede, di festa, di gratitudine, di celebrazione, sulla Beata Vergine Nascente, sul suo piccolo corpo, possa essere abitato da questa sensibilità gravida di futuro, aperta al futuro, lontana da quella paura che blocca vita e generatività e scoprire, guardando i nostri neonati, i nostri bambini, le nuovissime generazioni, come quelle genealogie antiche che abbiamo letto, per grazia e volontà di salvezza del nostro Santo Dio, non sono interrotte ma continuano per un futuro tutto da scrivere nella luce del Vangelo. Amen
Trascrizione a cura di Grazia Collini
La fotografia è di Mariangela Montanari