«Avvento. Alle soglie dell’Amore». Una riflessione di dom Stefano M. Brina

«Avvento. Alle soglie dell’Amore». Una riflessione di dom Stefano M. Brina

Meditazioni

Avvento – alle soglie dell’Amore

Signore veniamo a te allenati dall’attesa che abbiamo cercato di accogliere come un dono e che ci ha accompagnato nel cammino che ci ha condotto alle oasi irrigate dalle sorgenti della tua parola, che ci hanno fatto attraversare questo deserto carico di incertezze e di sofferenze e ci hanno allenato alla fiducia, che non possiamo darci da noi stessi, ma possiamo ricevere nel cuore, affidandoci a nostra volta.

Nei tratti più duri tu, o Signore, ti presenti a noi come promessa e come àncora di speranza. Un’àncora che è fissata in Cielo e che quindi non ci tiene fermi, ma mantiene fissa la nostra direzione più profonda.

Ora, come ultima tappa del nostro percorso, ci affacciamo su uno specchio d’acqua che ci fa vedere in trasparenza il passato di una promessa adempiuta oltre ogni aspettativa e ci riflette il futuro di una promessa ancora in corso. Donaci di camminare sulle acque per riconoscerci amati e, dunque, amanti.

L’ultima tappa del nostro cammino d’Avvento ci conduce allo sguardo su Giuseppe e Maria per poter cogliere la promessa adempiuta che si fa mistero luminoso nella notte più oscura.

In un mistero di complessità sconvolgente, Gesù nasce dopo generazioni e generazioni di attesa nelle pieghe esaltanti e drammatiche della storia inserendosi in una genealogia di santi e di peccatori, di uomini ebrei e di donne ebree e pagane visitate dall’amore, e con un salto inaudito sterza per la singolarità di un parto verginale. La Semplicità che si affaccia in modo improvviso nella vita e che imbarazza una ragazza piena di grazia e getta nel dubbio un uomo giusto. Un percorso di convincimento che porta a un Sì pieno assenso, di entrambi, docili alla parola udita e accolta nella mediazione angelica da svegli o in sogno …

Un uomo capace di sognare, Giuseppe e di obbedire ai suoi sogni, per collaborare al sogno di Dio per lui e per lei, un sogno di presenza come Dio-con-noi, che si fa realtà nella disponibilità concreta ad affrontare il paradosso e la sfida.

Dio si fa Presenza viva in modo unico nella storia, il Verbo, il Logos si fa carne … dal lato umano in una situazione politica e sociale che certamente non era quella che avremmo voluto per un nostro figlio, e in condizioni di precarietà che ci sconcerterebbero, se  non fossimo abituati a sentirne la narrazione in un contesto privilegiato e a vederne la rappresentazione negli splendidi presepi che incantano e talora risvegliano il nostro cuore bambino.

Quale severa scuola la realtà riserva per tutti! Una realtà segnata dalla presenza di limite, fragilità, male.

Il carattere provocante dell’Amore è questo farsi alla nostra portata nelle condizioni che noi non avremmo mai auspicato. Passare attraverso l’assunzione libera del peso della storia, della nostra storia, per abitarla per salvarla, senza risolverla immediatamente dall’alto con potenza e immediatezza.

Quale esercizio possiamo suggerire in questi giorni difficili e nell’imminenza di un Natale che solo un anno fa non avremmo immaginato di vivere così?

Nello specchio d’acqua collocato nel nostro cuore occorre senz’altro disporsi a tenere l’acqua il più possibile calma, per evitare che le onde delle ansie e delle difficoltà che vengono dall’esterno increspino a tal punto l’acqua da non potere guardare in profondità e cogliere la venuta di un Dio promettente e paradossale, che tutto assume e che nulla schiva per essere Emmanuele: Dio-con-noi.

Perché possiamo rintracciarlo nelle testimonianze antiche e sempre nuove. Perché lo Spirito che aleggia sulle nostre acque, possa ricreare e ricrearci.

La nostra invocazione dello Spirito, la nostra ricerca nella memoria del cuore, il silenzio notturno, il dialogo interiore con un Dio promettente e sconcertante che viene nella nostra misura, in punta di piedi, anzi di “piedini”, senza farci paura ma chiedendoci di non restare prigionieri delle nostre paure e delle nostre misure.

Lo sguardo a Maria e Giuseppe come presentati dai vangeli, ci fa entrare in un dinamismo di amore in cui l’Amore chiede spazio dilatando le loro possibilità ben oltre i confini delle loro aspettative e desideri e non senza implicare grandi sacrifici e rinunce, dal punto di vista delle cose che a noi stanno a cuore, ma rendendoli luce del mondo e dilatando la loro paternità e maternità in modo universale.

Dal n. 4 della Patris corde, Lettera apostolica di Papa Francesco,

Tante volte, nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La

nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi

ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi

misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia. Se

non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo successivo,

perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni.

La vita spirituale che Giuseppe ci mostra non è una via che spiega, ma una via che accoglie. Solo a partire da questa accoglienza, da questa riconciliazione, si può anche intuire una storia più grande, un significato più profondo. (…)

Giuseppe non è un uomo rassegnato passivamente. Il suo è un coraggioso e forte protagonismo. L’accoglienza è un modo attraverso cui si manifesta nella nostra vita il dono della fortezza che ci viene dallo Spirito Santo. Solo il Signore può darci la forza di accogliere la vita così com’è, di fare spazio anche a quella parte contradditoria, inaspettata, deludente dell’esistenza. La venuta di Gesù in mezzo a noi è un dono del Padre, affinché ciascuno si riconcili con la carne della propria storia anche quando non la comprende fino in fondo.

Come Dio ha detto al nostro Santo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere» (Mt 1,20), sembra

ripetere anche a noi: “Non abbiate paura!”. Occorre deporre la rabbia e la delusione e fare spazio, senza alcuna rassegnazione mondana ma con fortezza piena di speranza, a ciò che non abbiamo scelto eppure esiste. Accogliere così la vita ci introduce a un significato nascosto. La vita di ciascuno di noi può ripartire miracolosamente, se troviamo il coraggio di viverla secondo ciò che ci indica il Vangelo. E non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irreversibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce. Anche se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa, Egli «è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1 Gv 3,20).

Le circostanze presenti ci possono rendere incapaci di guardare dentro e ricevere la luce nel cuore la nuova creazione dentro di noi, fare Natale. Ma possono anche essere opportunità favorevole, quantunque nel contesto di una situazione drammatica dell’umanità.

Lo specchio d’acqua del nostro cuore ha la capacità di riflettere e in esso può riflettersi la promessa di Cieli nuovi e Terra nuova, di un Dio che è, che era e che viene. È questa visione riflessa che consente di intuire il nuovo e rappresentarlo, orientando il cammino in mezzo ai pericoli e ai deserti senza che questi ci paralizzino o ci annientino.

Consapevoli che la scuola dell’Avvento ci ha allenati a propiziare la profondità e ad allargare e allungare la prospettiva, non perdiamo l’occasione di un risanamento delle nostre radici.

Infine, una forma umile di amore ha voluto essere anche questa offerta di un percorso insieme, come opportunità di condividere il tesoro che abbiamo scoperto, che le difficoltà e le prove ci mostrano ancora più prezioso e che siamo consapevoli di custodire in vasi di creta.

La condivisione è anch’essa una forma di amore, e in questi tempi in cui proprio le relazioni sono limitate e rese più difficili, vorremmo auspicare che il Natale sia occasione di moltiplicare l’attenzione, lo zelo e l’impegno per farsi vicini anche a chi è solo e in necessità.

Giunti alle soglie dell’Amore che si fa presente nel mistero del Natale, ci sia data la Luce per cogliere e il Calore per accogliere e far crescere il Dono nella nostra vita e in questo tempo, rendendolo storia di salvezza.

E’ l’augurio e la preghiera per tutti voi da S. Miniato al Monte.

La fotografia è di Mariangela Montanari

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