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23 luglio 2023: un anno senza l’abate Agostino

Meditazioni

È notte avanzata ormai e sta per compiersi la giornata: in questa Domenica 23 luglio 2023 si compie anche un anno esatto dalla morte in Cristo dell’abate Agostino.

Lo vogliamo ricordare così, con pochissime parole, un nostro omaggio tardivo e quasi fugace di memoria e di gratitudine, di rimpianto e di affidamento. Lo facciamo in penombra, sparsi e appartati dopo tanto passaggio di popolo, fedeli e turisti, negli spazi ora finalmente deserti di San Miniato al Monte.

In realtà sappiamo bene che dom Agostino c’è, sappiamo che si aggira ancora fra le colonne e i pilastri romanici della basilica, sappiamo che abita i suoi millenari silenzi, sappiamo che i suoi occhi verdi e vivaci incrociano più volte al giorno i nostri sguardi spesso stanchi e distratti. Sappiamo che il suo magistero di vita, una vita così sobria ed essenziale, parla ancora tantissimo col presente del nostro tempo, il travaglio delle nostre scelte, la paura del nostro futuro, la certezza delle speranze pasquali. Sappiamo che amicizia, paternità, fraternità, figliolanza sono relazioni vitali e per questo deformate dalla morte, ma non cancellate o dissolte dalla sua menzognera pretesa. Sappiamo anche che una delle candeline, delle tantissime che restano accese per buona parte della notte nell’oscurità della cripta, è quella accesa da dom Agostino, con quel suo gesto rapido e sicuro di chi è avvezzo a generare luce e a gettarla disinvolto nel tempo come fosse un pugno di lievito nella massa o un chicco di seme che sembra morto, ma morto non è e che anzi è pronto, nelle viscere buie della terra, a mantenere la sua promessa di vita futura.

La morte ci sembra assoluta, in parte lo è, ma resta incompiuta e quindi ancora tutta da vivere la vera avventura dell’esserci.

E quando lo Spirito spengerà la notte e accenderà per sempre tutte le luci del giorno allora lo riavremo per sempre l’abate Agostino, e ci ritroveremo assieme, tutti assieme, nell’incanto inimmaginabile della vita eterna. Amen!

La fotografia è di Mariangela Montanari

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